Close

I PENSATORI TRASVERSALI

I PENSATORI TRASVERSALI

Nel corso degli ultimi mesi in Germania l’antroposofia e la sua applicazione in diversi ambiti di attività sono state oggetto di critica a causa dei dissensi espressi rispetto alle misure di legge adottate a livello nazionale per il contenimento del Coronavirus. Queste voci dissonanti rientrerebbero nella variegata categoria dei Querdenker (letteralmente: pensatori trasversali), una categoria nella quale le fonti ufficiali spesso raggruppano, sommariamente, tutti gli elementi sociali che in vario modo esprimono il proprio disaccordo nei confronti delle politiche del governo nella crisi attuale. Dai giovani ribelli ai ristoratori senza lavoro, dagli artisti di teatro disoccupati alle mamme che contestano l’imposizione della mascherina ai bambini, dai gruppi neonazisti alle persone contrarie al vaccino, dal settore alberghiero agli estremisti di sinistra, dai complottisti ai semplici privati cittadini: il quadro è molto composito.

I media si sono così attivati per segnalare il “potenziale pericoloso” del movimento antroposofico, sulla base del presunto razzismo di Rudolf Steiner, del sovversivo anarchismo della sua pedagogia, e soprattutto della sua “fantasiosa” medicina. In questo contesto spicca l’articolo provocatorio Querdenken mit Rudolf Steiner (Pensare in modo alternativo con Rudolf Steiner), di Ronald Dünker, comparso il 5 febbraio 2021 sul noto settimanale tedesco Die Zeit.

Tale articolo ha suscitato numerose reazioni, che hanno spinto il Die Zeit a garantire uno spazio di discussione dedicato al tema. A una settimana di distanza, il giornalista freelance Wolfgang Müller, ex redattore della rubrica storica per l’emittente NDR, ha risposto con un articolo intitolato Ein Menschenfreund (traduzioni possibili: filantropo, amico dell’umanità, benefattore). La risposta di Müller, che pubblichiamo qui di seguito, si concentra sulla figura di Rudolf Steiner e sul coraggioso anticonformismo del suo pensiero: è la breve replica di uno storico che ha a cuore la cultura e si impegna a difenderla, schierandosi dalla parte di chi ricerca il vero. Ci sembra un contributo rilevante per la sua oggettività e per la capacità di contestualizzare, e ancora più prezioso perché proveniente da una fonte disinteressata.

Gli articoli di Dünker e Müller, assieme ad altri contributi inerenti a questo recente dibattito intorno all’antroposofia, sono stati pubblicati sul sito della Società Antroposofica in Germania:

https://www.anthroposophische-gesellschaft.org/agid-aktuell?tx_ttnews%5Btt_news%5D=519&cHash=f020a2dd16b530ec5b4ab3adec9c2843

 

Un benefattore (Wolfgang Müller, 11 febbraio 2021, dal settimanale tedesco Die Zeit)

Rudolf Steiner è stato sospettato di nazionalismo e di razzismo. Ma ha senso questa accusa? La risposta di Wolfgang Müller alle critiche recentemente mosse contro di lui e all’articolo diffamatorio di Ronald Dünker pubblicato sul Die Zeit il giorno 5 febbraio 2021.

Negli ultimi anni Rudolf Steiner ha fatto una particolare carriera come bersaglio di odio, e in questo senso hanno contribuito fortemente le posizioni critiche assunte da molti antroposofi nei riguardi delle misure di contenimento del Coronavirus. In una recente edizione della testata tedesca die Zeit, tali posizioni hanno dato adito al duro attacco sferrato da Ronald Dünker contro la scena antroposofica, con il quale sono stati messi pesantemente sotto accusa l’antroposofia in generale e allo stesso tempo il suo fondatore Rudolf Steiner. Tutto questo non può rimanere privo di replica.

Senza dubbio certi elementi presenti nell’ambito dei centri steineriani si prestano ottimamente alla caricatura – e Steiner stesso è una vittima facile. Quel “mondo spirituale” di cui egli parla non è forse una bella assurdità? Ed egli stesso non era forse, come si sente dire, razzista e nazionalista?

Iniziamo da questo: La missione di singole anime di popolo, titolo di un ciclo di conferenze tenuto nel 1910 a Kristiania, l’attuale Oslo. Anime di popolo? E qui si fa un passo indietro. Finché a uno viene in mente che le conferenze di Steiner, per quanto ramificate e oggettivamente complesse siano, potrebbero tuttavia contenere qualcosa di essenziale, magari più di qualcosa, che viene gloriosamente ignorato dalla nostra epoca.

Non è forse una chiara evidenza il fatto che il polo dell’evoluzione dell’umanità si sposti continuamente, dalle pionieristiche opere spirituali degli antichi indiani, attraverso l’antica Grecia e avanti fino ai giorni nostri? Ebbene sì, in questo concerto dell’umanità Steiner assegnò una voce, una “missione”, anche alla Mitteleuropa, e nel farlo l’autore austriaco pensava soprattutto ai movimenti di ricerca intrapresi dal classicismo tedesco, pensava a Goethe, a Schiller, a Humboldt e ai loro contributi così decisamente orientati all’individuo e al suo sviluppo. Proprio in questo, così credeva Steiner, avrebbe potuto trovarsi il necessario contrappeso a una modernità che stava precipitando nella dimensione tecnocratica-statale. Questa via venne però stroncata e piegata alla politica di potenza. Nel 1919 Steiner affermò: «I Tedeschi sono andati in rovina per il fatto che hanno voluto partecipare anch’essi al materialismo, e perché non hanno alcun talento per il materialismo.» Per un lontano futuro egli prevedeva grandi impulsi dal mondo slavo.

Quanto egli afferma non sembra rimandare al nazionalismo, al contrario: «Per il genere umano è così, che gli uomini sulla terra di fatto hanno bisogno tutti l’uno dell’altro.» E che fosse deprimente il fatto che gli uomini «sono così poco coraggiosi, al punto da non riuscire a emanciparsi dai nazionalismi».

Emanciparsi da forme di collettivismo: qui ci si imbatte nel punto in cui i critici cadono regolarmente in confusione, perché in Steiner si trovano contemporaneamente entrambi gli elementi – da una parte una marcata sensibilità per l’importanza delle differenze culturali e nazionali, dall’altra il radicale rifiuto di vincolare gli uomini a tali categorie. Si potrebbe anche dire: una capacità di percepire in modo estremamente differenziato, una capacità che è al contempo in tutto e per tutto umana. E questo non sarebbe forse qualcosa di cui oggi potremmo aver molto bisogno?

Steiner rimase fedele a questa posizione di pensiero addirittura durante la Prima Guerra Mondiale. Quando uno stesso Thomas Mann ricorse a toni nazionalistici, da Steiner arrivavano invece frasi come: «Non c’è nulla per mezzo di cui l’umanità si inoltrerà più profondamente nel proprio declino, che la proliferazione degli ideali di razza, popolo e sangue». Naturalmente, è comunque possibile denunciarlo come razzista, se si estrapolano in modo mirato alcuni stralci dalle sue affermazioni.

Steiner si lascia comprendere solo come pensatore della libertà individuale, caratterizzato da una vivace sfiducia nei confronti degli interventi statali e dei grandi sistemi che regolano la vita delle persone in modo pervasivo. La fondazione della prima scuola Waldorf nel 1919, una scuola libera, lontana dall’impronta statale, fu ben più che un capriccio; allo stesso tempo egli reclamava università indipendenti e gestite in modo autonomo. Un’eco di questo distanziamento dallo Stato forse risuona ancora adesso, quando alcuni antroposofi esprimono la propria diffidenza nei confronti delle politiche statali di contenimento del Coronavirus.

Di certo è vero che l’antroposofia ha un altro sguardo sul mondo e, per così dire, lo legge da un lato diverso. Infatti, il mondo materiale e visibile, secondo Steiner, può diventare comprensibile soltanto alla luce del «mondo spirituale» invisibile. Avviene come con l’ago di una bussola, la cui inclinazione verso nord non è spiegabile per mezzo dell’analisi dell’ago, bensì solo considerando il campo magnetico. «Se solo si potesse trasferire questo concetto anche alla scienza organica!» Una prospettiva del genere potrebbe implicare un totale sconvolgimento, per esempio nel campo della medicina. Questo retroscena permette di comprendere perché proprio dal contesto antroposofico giungano continuamente critiche nei confronti della circoscritta e materialistica prospettiva dei virologi – benché una concezione non dovrebbe escludere del tutto l’altra.

Cosa di cui già Steiner si doleva con la moglie Marie, l’antroposofia diventa discutibile quando alcuni iniziano a maneggiare profondi saperi «come farebbe un bambino di cinque anni con un cannone». Egli stesso inoltre – per toccare ancora questo cliché – non pretese mai di avere dei ciechi seguaci, bensì invitava sempre a «non accettare in forza di autorità o di fede quello che ho affermato in una o in un’altra occasione».

Che tuttavia un mondo, il quale mette da parte intere dimensioni della realtà e non è in grado di spingersi ad accogliere verità umane e storiche che sono scomode e affascinanti al contempo, bensì crede di poter regolare ogni cosa con un paio di “programmi” di presunta efficacia – che un mondo del genere vada incontro a tanta sofferenza, è un fatto di cui Steiner era profondamente convinto. Potrebbe passare molto tempo fino a quando si comprenderà che Steiner, apparentemente così lontano dalla realtà, è stato invece un gran realista e un grande amico dell’umanità, ein Menschenfreund.

Traduzione di Alessandra Coretti

Lavagna di Rudolf Steiner - La massima degli uomini liberi