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IL NOVECENTO. LOTTE SPIRITUALI, DRAMMI DELL’ANIMA… 3a parte

Peter Nicolai Arbo, La caza salvaje de Odin (La caccia selvaggia di Wotan/Odino) 1872, Galleria nazionale di Oslo

IL NOVECENTO. LOTTE SPIRITUALI, DRAMMI DELL’ANIMA, FERITE NEI CORPI.
LE PROVE DELL’ANIMA COSCIENTE IN EUROPA

Europa delle nazioni, Europa dei popoli
(terza parte)

(Trascrizione, non rivista dall’autore, di un incontro tenuto da Giorgio Capellani il 16 febbraio 2020)

(…segue dalla seconda parte)

Riprendiamo la nostra trattazione, poi più tardi vi farò sentire un altro pezzo musicale. Vi volevo proprio mostrare queste bellissime immagini di Wotan, il Dio cieco viandante… le immagini di Loki, (enigmatico dio del disordine) con questo volto… sono codici medievali….

Poi vedremo il passaggio dalla cultura pagana alla cultura cristiana, come fu doloroso per i Germani, e alla fine l’uccisione di Baldur da parte del fratello cieco Hodh, ispirato sempre dal malvagio Loki (per leggere la storia di Baldur: https://it.wikipedia.org/wiki/Baldr).

È interessantissimo vedere come si trovino tracce di queste divinità in tutta la mitologia Norrena, in particolar modo nell’Edda – e le ritroviamo anche nel Kalevala. È estremamente interessante anche vedere, dal punto di vista della letteratura epica del Nord, come cambi in modo completo l’allitterazione fonetica – le lingue del Nord sono lingue consonantiche, le lingue del Sud sono lingue vocaliche – come nel fonema, nell’alternarsi delle consonanti associato ad allitterazioni e a ritmi diversi viva un diverso significato rispetto, ad esempio, all’epica del Sud.

La grande difficoltà nell’accostarci a questi brani è che non vengono più tradotti in modo sensato, vengono tradotti in prosa. Per quanto riguarda il Kalevala l’ultima grande traduzione fu di Pavolini – il padre del diversamente famoso Alessandro Pavolini! Il padre di Pavolini era un grandissimo erudito e tradusse in metrica, in ottonario trocaico, tutto il Kalevala.

L’ottonario trocaico camminato è così: lungo-breve/lungo-breve/lungo-breve (Capellani fa un ritmo con i piedi e legge seguendo lo stesso ritmo):

Nella mente il desiderio
mi si sveglia, e nel cervello
l’intenzione di cantare,
di parole pronunziare,
co’ miei versi celebrare,
la mia patria, la mia gente.
Mi si struggon nella bocca,
mi si fondon le parole
mi si affolla nella lingua,
si sminuzzano tra i denti.

Nell’elemento dell’allitterazione fonetica e del ripetersi si ha una manifestazione della volontà (con i piedi ripete il ritmo), non si ha un elemento di equilibrio. In tutta l’Edda, e in particolar modo nel Kalevala vi è questa ripetizione, quest’allitterazione che ad esempio Wagner riprende nei dialoghi dei due giganti Fasolt e Fafner, (dopo ne parleremo), a cui Wotan dà l’incarico di costruire il Wahlalla. Tutte le parole dei giganti sono ricche di allitterazioni in ottonario trocaico, ove vi è proprio questo elemento della volontà che si dirige in una precisa direzione.

Per gustarne la differenza è interessante vedere l’Iliade, come nell’epica del Sud invece ci sia l’esametro: lungo-breve-breve/lungo-breve-breve/lungo-breve-breve:

scese di là dalle vette d’Olimpo,
adirato nel cuore,
l’arco sugli omeri avendo,
e faretra dal doppio coperchio

Qui respiriamo un’atmosfera completamente diversa, un’atmosfera di equilibrio, un’atmosfera di respiro. Nell’esametro troviamo il ritmo, il rapporto tra il battito cardiaco e la respirazione, un elemento di equilibrio; nell’ottonario trocaico respiriamo un’altra qualità.

Non voglio spacciare per erudizione questi particolari, però capite quale importante chiave di lettura siano per avvicinare la storia, per poter comprendere che cosa si può rivelare nell’animo dell’uomo – se l’uomo ha corpo, anima e spirito – tramite ad esempio il suono, o tramite la ripetizione di un fonema dentro uno specifico ritmo.

In queste opere vive proprio tutta la mitologia, vive tutta la storia e tutta l’origine del sapere e del vivere dell’antica Germania.

Se prescindiamo da questo elemento del mito è veramente complesso riuscire a compenetrare l’elemento della Germania. È interessantissimo ad esempio vedere, in particolar modo nell’assassinio di Baldur, come ci sia attenzione nel descrivere il significato cosmico: Baldur è figlio di Wotan e ha un fratello povero e cieco, Hodh. Hodh rappresenta in un certo qual modo la meccanica necessità: non vede, ed è esclusivamente nell’elemento della volontà. Baldur fa dei sogni terribili, in cui in un certo qual modo viene prefigurata la sua morte, la sua fine. Allora la madre di Baldur, Frigg, fa giurare a tutti gli esseri di non nuocere a Baldur – tutti giurano, tranne il vischio.

Rudolf Steiner quando descrive il vischio dice: il vischio vive di esseri viventi, non vive in modo autonomo, è un parassita, e vive nell’attuale incarnazione terrestre come se venisse da epoche precedenti. Baldur, che essendo figlio di Wotan riesce a prefigurare il futuro, viene ucciso da Loki, che fa scagliare ad Hodh un ramo di vischio: lo uccide come una freccia. Il vischio infatti era l’unico elemento che poteva farlo, proprio perché veniva dal passato, non faceva parte dell’epoca terrestre. Il vischio uccide Baldur. Quindi è come se l’elemento del passato proibisse a Baldur di andare avanti, ma poi dal sacrificio di Baldur nascerà invece una nuova speranza.

Ecco, vedete… come il vivere in queste leggende e cercare di compenetrarle, farle vivere nella nostra anima, ci può dare profonde chiavi di lettura! Lasciatemi dire, non si tratta solo dell’interpretazione intellettuale, analogica: vischio-parassita-antica Luna-Terra-l’uccisione di Baldur… non si tratta di questo, ma di cercare di vivere in queste atmosfere, di cercare un elemento che in un certo qual modo possa poi supportare la nostra capacità di analisi e d’indagine.

Questo elemento ci viene portato in modo mirabile da Richard Wagner, il quale proprio alla svolta, all’inizio della storia della Germania (perché la Germania come Nazione non esisteva ancora) sente l’esigenza di proiettare per l’uomo dell’800 una nuova visione del mito, e quindi in particolar modo nella Tetralogia (L’Oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido e Il Crepuscolo degli Dei), rivisita completamente tutta l’antica mitologia germanica. La rivisita in modo musicalmente molto, molto innovativo ed anche qui è estremamente interessante….  apro una breve parentesi: in un bellissimo film di Woody Allen si vede che Diane Keaton, la fidanzata intellettuale di Woody Allen, ad un certo punto lo porta a sentire un concerto di Wagner.  Dopo 5 minuti si vede Woody che esce, e la fidanzata gli chiede: «Ma perché vuoi uscire?» E lui: «Senti, non so, ma dopo 5 minuti che sento Wagner mi viene voglia di invadere la Polonia…» Bellissima, questa battuta!

Woody Allen e Diane Keaton in una scena del film Misterioso Omicidio a Manhattan

Woody Allen e Diane Keaton in una scena del film Misterioso Omicidio a Manhattan

È interessante osservare come la musica di Wagner diventerà la colonna sonora dei raduni del partito nazionalsocialista (i Maestri cantori del Rienzi, ad esempio, aprivano i congressi del partito nazionalsocialista); di come – e lo ascolteremo più tardi – la marcia funebre di Sigfrido venga trasmessa dalla radio tedesca alla notizia del suicidio di Hitler e sia utilizzata in tutti i funerali dei gerarchi uccisi, ad esempio per Heydrich a Praga… I funerali dei più gradi criminali della storia sono stati accompagnati da questa musica. Hitler stesso (nel Mein Kampf troviamo pagine estremamente connotate da una forte emotività) diceva: «Quando sentivo Wagner ero un’altra persona».

Quindi abbiamo da un lato un Wagner sinistro (Wagner che ha ispirato l’antisemitismo…. Lo sapete, vero, che in Israele è stata suonata solo due anni fa circa, un’opera di Wagner? Prima sarebbe stato inconcepibile…).

Wagner è stato trasformato, come Nietzsche, in un alfiere del nazionalsocialismo, una cosa assolutamente fasulla: un’opera di Cosima Wagner (e vedremo più avanti nella terza serata, l’azione che Cosima Wagner fece al marito con Chamberlain, il più grande teorico inglese del razzismo imprestato alla Germania). Ma Wagner in realtà ha uno scopo completamente diverso: vuole riportare in vita la mitologia tedesca, per ridare alla Germania una nuova anima. Nella musica di Wagner noi possiamo ascoltare gli echi della storia tedesca, ma non nella chiave degenerata che venne invece interpretata in una fase successiva.

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Cosima Wagner in una fotografia del 1905

Cosima Wagner in una fotografia del 1905

È interessantissimo leggere gli scritti di Nietzsche, dapprima sostenitore infervorato, ammiratore profondo di Wagner, che in seguito, quando Wagner fu in un certo senso ‘adottato’ da una parte della società tedesca (in particolar modo da Bismark come colonna sonora del nuovo Stato tedesco), si rivolgerà a lui, con Nietzsche contra Wagner, e lo insulterà in modo pesantissimo.

Nietzsche passerà proprio dal riconoscere, dall’entusiasmarsi di questo presagio, di questa musica del futuro, al vederla invece borghesizzarsi come colonna sonora, e in modo quasi profetico vedrà la distruzione che sarà compiuta, nei confronti della musica di Wagner, da parte dell’animo deteriore della cultura germanica.

Quindi di fronte a Wagner abbiamo veramente questa duplice sensibilità. Se cerchiamo però di avvicinarlo senza pregiudizi, possiamo trovare, soprattutto nell’Oro del Reno, una mirabile visione e una descrizione poetica e risuonante per l’anima dell’evoluzione dell’uomo. Alberich, il brutto nano, si avvicina alle Ondine e le Ondine lo prendono in giro, lo scherniscono. Tenete sempre in mente le immagini del Signore degli Anelli: Gollum deriva da Alberich… il Signore degli Anelli: l’anello che poi Alberich forgerà.

Le Ondine sono le custodi, all’interno del Reno, della traccia della saggezza primordiale, della conoscenza spirituale dell’antica Atlantide, dell’oro. Alberich è affascinato da queste Ondine, cerca in un certo qual modo di sedurle e nel loro gioco d’acqua le Ondine lo scherniscono, lo prendono in giro. Ma Alberich scopre l’oro e le Ondine gli dicono: «No, tu l’oro non lo potrai mai avere, perché per avere l’oro devi rinunciare all’Amore».

Rinunciare all’Amore, nel contesto de L’oro del Reno, significa dover rinunciare all’amore in senso atlantico: al senso di razza, al senso di popolo, al senso di sangue… devi rinunciare all’elemento dell’appartenenza… mentre Alberich dice: io sono un individuo, sono una egoità. Io prendo l’oro, rinuncio all’amore.

In questo meraviglioso quadro, (vi invito a sentire il primo atto de L’oro del Reno) si può proprio vivere questo dramma dell’individualità dell’uomo che abbandona la fratellanza, l’amore del sangue, per la solitaria avventura dell’ego. E Alberich forgerà un anello, un anello d’oro, e questo elemento dell’oro, da oro nascente del Reno ad anello forgiato dal nano Alberich, dal nibelungo Alberich, è proprio l’elemento dell’egoità dell’uomo che inizia ad emergere, e quindi tutta la Tetralogia rappresenta proprio l’avventura dell’anello, l’avventura dell’egoità.

Akseli G Kallela Aino, Trittico

Akseli G Kallela Aino, Trittico

Wotan, l’antico iniziato dell’Atlantide, perde la testa per l’anello, perde la testa per l’egoità che diventa elemento di sventura. Wotan dovrà ridare ai due giganti l’anello, perché Fricka, la sua consorte, gli impedirà di cedere la sorella Freia ai due giganti. Wotan dice: «Io, per il potere…» Ecco, anche qui l’elemento del potere, questa iniziale metamorfosi dalla fratellanza di sangue, dall’identificarsi con una familiarità, una tribù, che diventa individualità. L’oro, da elemento di saggezza cosmica, inizia a diventare elemento di corruzione, inizia a diventare elemento di un’egoità che vuole il potere.

Wotan per l’anello è disposto a fare di tutto: infatti toglierà l’anello ad Alberich con l’inganno, però non potrà sottrarsi al destino e dovrà ridarlo ai due giganti. Uno dei due giganti, dopo aver ammazzato il fratello – ecco l’elemento dell’egoità, di cui è bellissimo vedere un’eco in Romolo e Remo, Caino e Abele – questo elemento dell’egoità, del fratricidio, porta il gigante Fáfnir a trasformarsi nel drago Fáfnir, a trasformarsi … vedete come l’egoità portata dall’oro arriva a metamorfosare l’individualità nella sua natura inferiore, nell’elemento del drago.

Questo elemento del drago potrà essere solamente ucciso da Sigfrido, l’eroe senza paura, l’eroe che combatte non ancora contaminato da questo elemento di egoismo, ma che verrà poi ucciso da Haghen con un tranello nella parte finale nel Crepuscolo degli dei (quattro giorni a Bayreuth…. ve li raccomando! Non sono mai andato a Bayreuth, ma effettivamente è estremamente impegnativo, vivere la Tetralogia … però, vissuta a brani…).

Dopo aver trovato nelle Valchirie la vicenda di Brunilde, nel Crepuscolo degli dei troviamo la vicenda di Sigfrido, la nascita di questo eroe, e troviamo come l’elemento dell’egoismo alla fine provochi la fine del vecchio mondo e la nascita del nuovo mondo.

Prima di fare una piccola pausa vorrei farvi udire il secondo contributo musicale che fa proprio da contraltare all’Oro del Reno, ed è la Marcia Funebre di Sigfrido.

(per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=2m9Xa4X-rvk).

Penso che abbiate apprezzato la differenza di clima tra l’inizio, con l’Oro del Reno, e questo finale: tenete conto che Sigfrido viene ucciso con l’inganno. Brunilde – anch’essa ingannata, furente per l’inganno – restituisce l’anello alle Ondine, quindi l’anello ritorna nel Reno e poi Brunilde salta nella pira funebre di Sigfrido.

La scena finale è il Walhalla, con tutte le divinità dell’Olimpo germanico, e quindi è veramente la fine di un’epoca, ma questa fine rappresenta proprio la fine dell’antico, e l’anello che viene ripreso dalle Ondine e viene ripreso dal Reno non riporta, diciamo così, ad una ciclicità di un eterno ritorno all’identico, ma aprirà poi ai capitoli successivi di Parsifal e di Lohengrin.

Joseph Mallord William Turner The Opening of the Wallhalla, 1842

Joseph Mallord William Turner The Opening of the Wallhalla, 1842

(Capellani torna a parlare del brano appena ascoltato….)

Questi pezzi sono estremamente coinvolgenti e commoventi, possiamo veramente rivivere in questa musica il dramma del divenire dell’uomo, ma ecco in questo divenire dell’uomo potete sentire che c’è una fine, sì… ma è una fine che prelude a qualcosa di nuovo, a qualcosa di diverso.

Il meraviglioso cammino della Tetralogia rappresenta proprio il divenire, il passaggio dalla vecchia epoca di Cultura atlantica – quindi dalle antiche divinità, da Wotan, che brucia all’interno del Walhalla accecato dall’egoità che non ha saputo controllare… perché l’egoità è solamente controllabile con le forze del Cristo. Senza l’intervento dell’elemento cristico gli antichi elementi della razza, della fratellanza di sangue, della vecchia civiltà non possono più avere cittadinanza. Qui si apre una grandissima cesura.

È interessante che anche nella lettura di Wagner, se ci fermassimo alla Tetralogia senza guardare Parsifal e senza guardare Lohengrin, non potremmo comprendere l’evoluzione. Il fermarsi alla Tetralogia, ad esempio, da parte del nazionalsocialismo, rappresenta un’incapacità di compenetrazione profonda del divenire dell’uomo.

Tant’è che Parsifal venne completamente stravolto – sempre dalla mitologia nazionalsocialista – venne considerato un eroe del sangue, cosa che invece Parsifal non è. Non è un eroe del sangue, e soprattutto Lohengrin, come vedremo, non lo è. Parsifal e Lohengrin non fanno più parte di questa corrente. Però capite quanto sia importante compenetrare il senso di questo antico passato in cui vivevano (come vedremo ad esempio leggendo qualche brano di Tacito) le popolazioni germaniche!

Vedremo quanto sarà doloroso, con le guerre sassoni (le guerre di Carlo Magno contro i Sassoni) il passaggio dal paganesimo al cristianesimo per le tribù di tipo germanico.

Quindi è estremamente interessante vedere come la fine, dal punto di vista della mitologia, sarà una fine molto dolorosa anche sul piano storico per i Sassoni, per le tribù germaniche … questo parallelo tra il Mito e la Storia dobbiamo sempre tenerlo presente, perché è una preziosa chiave di lettura per poterci orientare.

Detmold Johannes Gehrts, Arminio e l'addio a Thusnelda 1884 Lippisches Landesmuseum

Detmold Johannes Gehrts, Arminio e l’addio a Thusnelda 1884 Lippisches Landesmuseum

Come dicevamo con alcuni di voi, è interessante vedere proprio il contrasto, anzi, non è in realtà un contrasto, è una differenza di punti di vista, tra la mitologia e i Misteri del Nord e la mitologia e i Misteri del Sud.

Rudolf Steiner ne parla in Aspetti dei Misteri antichi, in Antichi e moderni metodi di iniziazione, in varie conferenze. L’elemento qualificante dei Misteri del Nord è la ricerca dello spirituale nel mondo esterno, nelle forze della natura, proprio perché c’era questa forte connessione con l’antica Epoca Atlantica, dove vi era una compenetrazione vivente nelle forze della natura. Fa proprio parte dell’uomo del Nord osservare la natura e vedere lo spirito della natura. Nei misteri del Sud, i Misteri di Eleusi, vi è invece una realtà nella discesa nell’interiorità, una ricerca nell’interiorità dell’uomo.

Anche questo è meraviglioso: lo spirito è Uno, e lo si cerca nella sua manifestazione nel mondo e nella manifestazione nell’interiorità dell’uomo. In questo rispecchiarsi delle due polarità abbiamo quello che poi sarà unificato nel Cristianesimo. Nell’evoluzione successiva possiamo poi vederlo nel goetheanismo. Il goetheanismo è proprio una rivitalizzazione dei misteri del Nord, della conoscenza iniziatica del Nord, del ritrovare secondo il linguaggio dell’anima cosciente lo spirituale che vive nella natura.

Questi disegni prospettici ci aiutano a comprendere dove nasce il goetheanismo. Anche qui abbiamo questo filo rosso, ininterrotto, della conoscenza della natura: proprio nel centro dell’Europa – e vedete che a poco a poco questo centro dell’Europa prende forma, prende connotazione – ci sono grossi spunti per l’individualità dell’uomo. Vedete, però, come può essere facilmente assediato da antiche visioni, da antichi spiriti che si attardano.

Rudolf Steiner in una conferenza che è stata tradotta sulla rivista Antroposofia un po’ di anni fa con un titolo estremamente significativo: le due Germanie, parla proprio come nella Germania dell’800 e nella Germania successiva del ’900 vivessero queste due forti correnti:

  • una che veniva del passato: Steiner diceva che in alcune dinastie nobiliari tedesche vivevano ancora le anime degli antichi Nibelunghi. In una parte della cultura tedesca permane questo  spirito della corrente del sangue, tutta la corrente di questo specifico eroismo è una corrente che  dal passato rimane.
  • tutta la cultura che invece troverà il culmine in Goethe, Herder, Schelling, quella che venne chiamata il “vento di marzo” (il periodo che fa riferimento ai moti del 1848)… questa ventata di nuovo, di libertà, che poi in realtà rappresenta la vera cultura tedesca, è invece l’elemento cristico che nell’elemento del centro trova una sua legittimazione.

Capite che senza vedere chi siano i Nibelunghi, senza conoscere la loro origine, senza questi tasselli, il “dopo” ci è veramente incomprensibile. La Tetralogia di Wagner ci rappresenta questo … ma adesso arriviamo al passaggio tra mito e storia: il primo testo di storia della Germania  è Germania di Tacito (De origine et situ Germanorum). Ve lo consiglio, è un libretto estremamente interessante, perché in poche parole pennella delle caratteristiche. Ve ne leggo alcuni passaggi:

«Propendo a credere i Germani una razza indigena, con scarsissime mescolanze dovute a immigrazioni o contatti amichevoli, perché un tempo quanti volevano mutar paese giungevano non via terra ma per mare, mentre l’oceano che si stende oltre, sconfinato e, per così dire, a noi contrapposto, raramente è solcato da navi provenienti dalle nostre regioni. E poi, a parte i pericoli d’un mare tempestoso e sconosciuto, chi lascerebbe l’Asia, l’Africa o l’Italia per portarsi in Germania tra paesaggi desolati, in un clima rigido, in una terra triste da vedere e da starci se non per chi vi sia nato?».

Nel 9 d.C. tre legioni romane, nella foresta di Teuteburgo, vennero massacrate [1].

È evidente che i Germani, per i Romani…

L'Hermannsdenkmal, statua in rame di Arminio alta 26 m. di Ernst von Bandel, in ricordo della battaglia di Teutoburgo

L’Hermannsdenkmal, statua in rame di Arminio alta 26 m. di Ernst von Bandel, in ricordo della battaglia di Teutoburgo

Mentre c’è la conquista delle Gallie, c’è in un certo qual modo l’assimilazione dell’elemento celtico, si va in Gran Bretagna, la prima invasione (l’unica), della Gran Bretagna… Adriano, con il suo famoso Vallo… i Germani rimangono al confine.

I Germani sono sempre stati difficili da frequentare, da addomesticare, costituiranno il nerbo di possenti legioni, viste le tradizioni militari. Tacito tesse elogi incredibili su costoro, dice: non sono poligami corrotti e viziosi come noi romani! Lì sono monogami, sono seri, hanno molta fiducia l’uno nell’altro e sono molto ospitali… certo, non vivono molto bene, puzzano perché si mettono il burro nei capelli, ma sono valorosi combattenti. Tacito ne tesse le lodi, e li descrive in un certo senso in contrapposizione con la decadenza pesante che era entrata nel mondo romano.

Statua di Tacito (particolare) situata davanti al Parlamento di Vienna

Statua di Tacito (particolare) situata davanti al Parlamento di Vienna

Questa è una cosa importante, perché il mondo romano porta da Sud l’elemento della quarta Epoca di cultura, porta l’elemento della cittadinanza, l’elemento della norma, del diritto come elemento formale – senza la forma l’atto giuridico non ha validità.

Il diritto germanico invece è un diritto consuetudinario, un diritto di clan, di tribù, un diritto stabilito in una coralità dove ha rilevanza la sostanzialità dell’atto giuridico e non dell’elemento formale.

È interessantissimo vedere questo movimento a croce (lo riprenderemo, nell’Europa), da Est verso Ovest e da Sud verso Nord.

L’incontro nella congiungente dei punti cardinali, dal punto di vista dell’emigrazione dei popoli, è essenziale. Leggiamo ancora Tacito:

«È ben più difficile indurli ad arare la terra ed aspettare il raccolto dell’anno, che a provocare il nemico e guadagnarsi ferite. Pare anzi la loro pigrizia acquistare con il sudore quanto possono avere con il sangue».

È una civiltà guerriera per la quale morire in battaglia, morire in guerra è la morte migliore, perché si va direttamente con Wotan, nel Wahlalla! Questo è un elemento profondo della natura combattiva germanica. Dicevamo che proprio con Tacito si ha il primo contatto storico con le vicende dei Germani. Leggiamo un altro brano:

«Più di qualsiasi altro popolo rispettano gli auspici e le sorti. Per queste ultime il procedimento è semplice. Tagliano un rametto di albero fruttifero in piccoli pezzi, li contraddistinguono con certi segni e li buttano a caso su una veste bianca».

Questa è la lettura delle rune, con i bastoncini di legno per lo più di pero, con i simboli: fa proprio parte della cultura germanica. Questo cercare, anche qui, guarda caso, le rune, un albero… La leggenda che meglio riassume il passaggio della cultura germanica verso la cultura cristiana è la leggenda di San Bonifacio che abbatte con l’ascia la quercia, l’Yggdrasill (lo si legge nell’Edda), l’albero in cui vi era tutta la sostanzialità, che poi è l’Albero della vita della mitologia biblica.

È interessante vedere questi popoli semplici, guerrieri, che scelgono i re, i comandanti in base al valore, per non alterare il sangue: il sangue è il vero elemento unificante, l’essere parte del clan è una fratellanza ancora di tipo atlantico. Nelle tribù degli antichi Germani vive ancora fortissimo il legame del sangue, il legame della tribù e l’istinto guerriero posto a difesa del clan, della propria etnia, della propria stirpe. Il diritto di stirpe, ad esempio, regola tutto il sistema giuridico germanico.

Vediamo come già nella quarta Epoca di cultura, che è ovviamente avanzata rispetto a questo stato, abbiamo invece l’elemento della cittadinanza. Il cittadino non esiste nelle tribù germaniche, esiste il membro del clan, il membro della stirpe.

È un passaggio fondamentale, perché nel cittadino abbiamo un inizio di riconoscimento dell’individualità che prescinde dalla famiglia, dal cognome, dalla razza, dalla nazione. I liberti, se lo pensate, sono una rivoluzione pura. Il liberto è uno che acquisisce dei valori umani non in virtù del proprio sangue. Questo è veramente un passaggio epocale!

Quindi… il passaggio verso la cittadinanza, verso l’elemento dell’individualità libera dalla stirpe, quando inizia ad avvenire?  Dopo la venuta del Cristo: «Chi non abbandona la propria madre e i propri fratelli non potrà essere mio discepolo» (Lc. 14,26).

 

[1] La battaglia della foresta di Teutoburgo, chiamata clades Variana (la disfatta di Varo) dagli storici romani, si svolse nell’anno 9 d.C. tra l’esercito romano guidato da Publio Quintilio Varo e una coalizione di tribù germaniche comandate da Arminio, capo dei Cherusci. La battaglia ebbe luogo nei pressi dell’odierna località di Kalkriese, nella Bassa Sassonia, e si risolse in una delle più gravi disfatte subite dai Romani, che persero tre intere legioni. L’importanza della battaglia di Teutoburgo fu celebrata dall’Impero tedesco e, successivamente, dal regime nazista come momento di nazionalismo.