IL NOVECENTO. LOTTE SPIRITUALI, DRAMMI DELL’ANIMA, FERITE NEI CORPI.
LE PROVE DELL’ANIMA COSCIENTE IN EUROPA
Europa delle nazioni, Europa dei popoli
(seconda parte)
(Trascrizione, non rivista dall’autore, di un incontro tenuto da Giorgio Capellani il 16 febbraio 2020)
(…segue dalla prima parte)
Quindi capite bene che ci siamo complicati la vita… era così bello dire: “Beh, nella Prima guerra mondiale i tedeschi erano cattivi, i francesi erano buoni, hanno fatto a cazzotti e… poi han perso… c’è stato il Piave, e poi è finito…” Invece no, la situazione è molto, molto più complessa.
(indica questo schema sullo schermo…)
Questa mappa è tratta da una rivisitazione di un diagramma fatto da Rudolf Steiner e ripreso in un ciclo di conferenze sull’esoterismo. Questo schema può spaventarci, ma Rudolf Steiner con la sua maestria e ironia ci dice: «Di questi schemi non ce ne facciamo assolutamente nulla». Questi schemi li diamo in pasto alla nostra capacità intellettuale che, come sappiamo, è collegata al cervello, che è morto. Detto questo, possiamo cercare di rivitalizzare questi significati tramite le nostre altre forze interiori spirituali e cercare di comprendere come l’evoluzione dell’uomo e quella planetaria siano un’evoluzione reale.
Se noi guardiamo l’evoluzione, come ci viene presentata, in realtà è un continuum assolutamente lineare. Abbiamo il Big Bang; una condensazione di materia avvenuta in modo più o meno oscuro; un po’ di periodi geologici, delle proteine che si mescolano con un po’ di ammoniaca e… a poco a poco nasce l’uomo! Tutto ciò descrive in realtà un continuum della manifestazione sensibile.
Qui, in questo schema, abbiamo invece una vera “eresia”: si parla di stadi planetari, di stadi di vita, di forme… si parla addirittura di civiltà alle quali succedono epoche di cultura. Quindi è un intricatissimo livello di analisi della manifestazione.
Lo volevo prospettare per chiederci: cosa vediamo qui? Vediamo due grosse polarità:
- da un lato una specie di condensazione, che porta alla realtà minerale fisica che stiamo vivendo;
- dall’altro lato, un elemento di evaporazione, cioè di come da questa realtà fisica pesante, a poco a poco, in un certo qual modo si distacchi l’elemento spirituale, che da luce a nuove forme.
Quindi è come se fin dall’inizio (i testi di riferimento delle evoluzioni planetarie sono La scienza occulta e la cronaca dell’Akasha) vedessimo proprio come da questa graduale condensazione, che origina da un elemento di calore, poi di aria e di acqua fino a un elemento di terra, giunga poi a un elemento che ritornerà a una diversa modalità di aggregazione non facente parte dell’elemento minerale, avessimo veramente una visione grandiosa di come la realtà umana sia complessa e di come l’elemento della manifestazione venga in realtà determinato da possenti forze spirituali che ovviamente si manifestano con diversi stati.
Oltre a citare Rudolf Steiner, prendiamo le opere dei testi tradizionali dell’antica mitologia… se indaghiamo nelle saghe degli antichi déi, se guardiamo all’opera di altri esoteristi (mi viene in mente René Guenon, tra i tanti), abbiamo veramente l’immagine di molteplici stati dell’essere che si manifestano in modalità diverse.
La cosa che interessa di più a noi in questo ambito sono i due ultimi “rami”, diciamo così. Una cosa importante è immaginare come prima della nostra civiltà se ne siano succedute delle altre, e come il nostro livello di civiltà fosse preceduto da diversi stati di aggregazione dell’umanità, stati che fanno riferimento a un passato mitologico – al di là di ciò che Platone, nel Timeo e nel Crizia, ci riporta come notizia storica dell’Atlantide (e vi sono varie indagini scientifiche o pseudo-scientifiche in materia) – un passato dove la Terra aveva un’immagine diversa.
La geologia ufficiale ci parla di Laurasia e Gondwana che poi si uniscono e formano il famoso Pangea e Panthalassa, quindi un’unica terra, un unico mare. E le possenti forze telluriche – anche qui è interessantissimo vedere quest’immagine della Terra come un elemento vivente che si modifica – provate a immaginare la forza tellurica da un punto di vista esclusivamente meccanico, una forza tellurica come una manifestazione vivente dell’organismo terrestre.
Trovo che sia una suggestione molto importante, che ci permette di parlare di due antichi continenti a cui si fa riferimento: sono continenti dell’antica Lemuria, un antico stato di civiltà precedente al continente Atlantico, di cui Platone parla nel Timeo e nel Crizia. Platone parla di una terra situata al di là delle colonne d’Ercole che in una notte venne distrutta, e naturalmente ci sono le ipotesi più disparate al riguardo.
L’aspetto interessante è proprio vedere come il livello di civiltà dell’uomo sia passato per stadi diversi. In particolar modo la letteratura teosofica, de La dottrina segreta di H. P. Blavatsky, descrive nel dettaglio le condizioni dell’antica Atlantide e Rudolf Steiner riprende – tengo a precisare che Rudolf Steiner non fa un riassunto, un bigino, de La dottrina segreta, ma con estrema onestà dice: «Ciò che io porto fa parte della mia personale investigazione» – nella sua personale indagine spirituale (v. La cronaca dell’Akasha) gli stadi precedenti dell’esistenza e si trova in accordo con la Blavatsky. In quegli stati precedenti dell’esistenza ci imbattiamo in nomi estremamente affascinanti e ci troviamo a parlare di razze.
È importante parlare di razze oggi, perché parlandone ci sentiamo indubbiamente molto a disagio. Nel nostro tempo parlare di razze è un nonsenso. È estremamente importante sottolineare che dal punto di vista biologico, culturale, comunitario, nella nostra epoca parlare di razze è un nonsenso, e quindi quando leggiamo la famosa frase del Mein Kampf che dice: «lo Stato deve essere formato su origini razziali» è meglio chiarire subito che stiamo parlando di un nonsenso per la nostra civiltà.
Negli antichi stadi evolutivi della Terra parlare di razze era un fatto reale. Questo è estremamente importante, la questione è molto delicata perché su queste parole sono state lanciate accuse di razzismo a Rudolf Steiner. Si disse che Rudolf Steiner è un razzista perché ha parlato di razze. Ne Lo studio dei sintomi storici (O.O. 185) Rudolf Steiner, in modo molto chiaro, dice che nell’epoca post-atlantica non ha senso parlare di razze e quando parliamo di razza proto-semitica, di razza ariana o di elementi di “epoche di cultura” non stiamo parlando di ciò che invece erano le razze atlantiche.
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Perdonate se sono un po’ pedante su questo punto, ma è estremamente importante chiarire un’idea. Ora vi sto dando l’annuncio – scenderemo in dettaglio su questo tema nel nostro terzo incontro – su come il trasferire un elemento del passato remoto, l’elemento della razza, nella cultura attuale abbia un effetto devastante all’interno della civiltà. Questo dal punto di vista sintomatologico ha un’importanza profonda: ciò che era realtà per l’antichità, trasportato in eoni successivi diventa pernicioso, diventa mortifero. Quindi ciò che prendiamo e resuscitiamo dal passato diventa un vero dramma.
Nel Vangelo di Luca, nel Vangelo di Matteo la genealogia di Gesù è estremamente accurata, l’elemento della purezza del sangue per l’incarnazione di Gesù è fondamentale, nella purezza del sangue le antiche civiltà permettevano all’individualità di manifestarsi. Oggi non è più così.
Però, capite, se noi non comprendiamo che veniamo da un passato in cui l’elemento del sangue era fondamentale ed era alla base della manifestazione dell’umano, non potremo neppure comprendere perché oggi non è più importante e perché chi si appella a queste antiche dottrine sta facendo un danno incredibile all’umanità e sta dando voce a forze non umane, a forze che chiaramente appartengono al mondo dell’ostacolo. Quindi parlare di razze turaniche, camitiche, proto-semitiche, arcadiche, proto-mongole e valutarle in termini di razzismo è veramente un nonsenso.
Questo significa solamente analizzare, ed è estremamente interessante come Rudolf Steiner lo fa per l’analisi dell’antica Atlantide – significa vedere un passaggio, in particolar modo dalla prima epoca atlantica dei Romohals, dove l’elemento della memoria era l’elemento qualificante, dove l’uomo si riconosceva nella memoria, nelle generazioni. Nella Bibbia stessa troviamo queste umanità che vivevano centinaia d’anni, come Matusalemme, e che in realtà facevano riferimento a una memoria di stirpe, facevano riferimento a una memoria di popolo, di tribù, e a mano a mano che l’evoluzione procede vediamo come questi elementi della memoria, del sangue, del popolo a poco a poco scemino per lasciare il posto all’individualità, all’autonomia dell’Io.
Quindi capite (ricordatevi quelle prime frasi de Lo studio dei sintomi storici) che in questo viaggio possiamo veramente vedere un percorso che nella manifestazione di antiche razze manifesta come l’individualità dell’uomo a poco a poco discenda e prenda possesso della corporeità. È come guardare un bambino di tre settenni e vedere come nel quarto settennio della vita umana l’individualità prenda completamente possesso delle varie corporeità.
Ma se non abbiamo un’idea dell’individualità che a poco a poco prende possesso della corporeità, nella drammatizzazione della vicenda storica, in realtà non possiamo comprendere nulla delle Entità spirituali. L’Entità spirituale, nel manifestarsi ha un processo evolutivo perché ciascun passaggio da una razza a un’altra consente all’individualità di sperimentare e di portare nuove qualità. Se guardiamo l’evoluzione storica da questo punto di vista rimaniamo veramente a bocca aperta a immaginare come le vicende di questi antichi popoli – vedremo in particolar modo le vicende degli atlantidi – siano rispecchiate in modo meraviglioso nella mitologia nordica.
Quando parliamo di Wotan, di Thor, di Freyja, degli Asi, quando parliamo della famiglia che lottò contro i Vani e che nel Valhalla prese in un certo qual modo il potere e indirizzò tutto il paganesimo germanico, stiamo parlando di figure appartenenti all’antica Atlantide, quindi a una mitologia che nel linguaggio della cultura degli antichi germani in realtà rispecchiava l’evoluzione di queste antiche razze.
Nel quinto periodo di civiltà atlantico, quello conosciuto come periodo proto-semitico – anche questa è una notizia interessante – il periodo di civiltà atlantica, da un lato si avvia con il periodo proto-mongolo a un periodo di decadenza dopo la grande catastrofe atlantica, che grosso modo viene datata dalla geologia di 10.000/12.000 anni fa, alla fine dell’ultima grande glaciazione. In quel periodo, con la distruzione di Atlantide, abbiamo il permanere in alcune zone della terra di alcuni elementi che andranno a sparire e che sono ancora caratterizzati da una relazione con il mondo spirituale e con l’agire diretto con alcune forze vitali.
Rudolf Steiner quando parla della catastrofe atlantica ci racconta di come le capacità degli atlantidi di utilizzare in modo diretto le forze vitali dell’uomo e del mondo vegetale corrotte da un elemento egoico che stava nascendo, provocò questa immensa catastrofe. Quindi la catastrofe atlantica mostra come l’egoità dell’uomo non ancora matura prenda possesso individuale di forze vitali e, non avendone il controllo, non avendone la maturità provoca quell’immensa catastrofe planetaria.
Bellissima anche la storia della migrazione dei dodici grandi iniziati atlantici verso una zona del centro Africa, da dove iniziano a formarsi le civiltà post-atlantiche, le civiltà che conosciamo, sia nell’ambito della storia ufficiale e sia nelle descrizioni di Rudolf Steiner – fatte in modo più ampio e che tengono sempre conto dell’elemento della manifestazione negli attuali cinque periodi di civiltà:
- dell’antica India,
- dell’antica Persia,
- Egizio-Caldaica,
- Greco-Romana
- e dal 1413 l’inizio della civiltà della quinta epoca di cultura o civiltà di tipo Anglo-Germanico.
Quindi possiamo ben vedere come dal seno dell’antica Atlantide questa egoità, che ha portato alla distruzione del Pianeta, si metamorfosa in un altro periodo in cui l’individualità riprende in modo molto delicato l’immagine dell’antica India, che è un’immagine di assoluta pace, di contemplazione del mondo spirituale. In quell’epoca la realtà terrena è chiamata maya, non viene riconosciuta nella sua dimensione materiale proprio per la grande distruzione atlantica.
Nella civiltà Persiana troviamo la volontà di iniziare a intervenire nella maya, pur riconoscendo che la manifestazione è opera e regno di Ahriman, è regno dello spirito dell’ostacolo che si contrappone a Ahura Mazda, la divinità della Luce.
Nella civiltà Egizio-Caldaica si inizia a cercare questo rapporto col mondo materiale sempre più lontano da una diretta visione spirituale con il Cosmo. Se noi pensiamo agli scienziati, ai veggenti caldei e alle visioni cosmiche che ci vengono portate dagli Egizi che iniziano a trasformare. La chimica, intesa come arte della trasformazione, nasce nell’antico Egitto. E’ un fonema egizio che ci parla proprio di trasformazione, la trasformazione del Nilo, la nascita dell’agricoltura, la nascita di strutture sociali che consentono all’uomo di abitare la manifestazione in modo diverso.
Poi abbiamo il quarto periodo post-atlantico con la nascita del pensare dell’antica Grecia, nel meraviglioso equilibrio tra pensiero e arte. Di fronte alle statue greche rimaniamo veramente stupiti dall’elemento meraviglioso di equilibrio che traspare nella civiltà greca. Il pensiero dell’uomo che porta all’evoluzione – e capite la nascita del pensare, questo equilibrio tra arte e pensiero però è sempre più lontano dal mondo spirituale, è sempre più immerso nella materia. Un famoso frammento greco dice: «Meglio essere un mendicante sulla terra che un re nel regno delle ombre».
Questo sprofondare nell’elemento materiale potremmo proprio rappresentarlo come questa immagine, come nell’antica India dal primo periodo si arrivi al quarto periodo – e senza l’evento centrale del Cristo, quindi senza l’evento diretto di una Forza cosmica che potesse ridare all’uomo la capacità di risalire in modo autonomo verso il mondo spirituale, l’umanità sarebbe precipitata. Questo elemento, questo ingresso nella materialità espone l’uomo a una profonda tentazione.
Il distaccarsi dai racconti, come ad esempio dalla cacciata dal Paradiso, ci mostra chiaramente il dramma dell’umanità che abbandona l’elemento divino per partorire con dolore e lavorare con fatica per immergersi sempre di più nell’elemento terrestre. Ma gli déi non ci hanno dimenticato. La figura centrale dell’evoluzione è quella del Cristo, che con il suo sacrificio ridà all’uomo la potenzialità di poter tornare allo spirito.
Vedete proprio questo processo di condensazione e di evaporazione. Il solve et coagula degli alchimisti è in realtà questo processo.
- Nel coagula abbiamo l’immergersi nella dura materialità
- e nel solve abbiamo questo dissolversi della materialità nel mondo spirituale
È quindi estremamente interessante vedere questo disegno, questo scenario evolutivo. A questo scenario evolutivo ci possiamo avvicinare da un punto di vista, diciamo così, intellettuale oppure da un punto di vista artistico, mitologico, nelle immagini, nei racconti delle divinità… Ad esempio nei suoni che Richard Wagner ci ha regalato possiamo veramente far emergere dei ricordi, delle immagini interiori del significato di questa evoluzione.
Questo è un aspetto estremamente interessante, ovvero quando Rudolf Steiner ci dice, riguardo allo schema che vi ho mostrato prima, che è un espediente per permettere al nostro mortifero cervello di ricreare le condizioni affinché l’individualità ricrei in modo vivente queste immagini interiori… l’arte ce lo può portare da un punto di vista diverso. In merito a questo, e proprio parlando degli déi della mitologia germanica, volevo farvi ascoltare un pezzo, l’Ouverture de L’oro del Reno, la prima giornata della tetralogia de L’anello del Nibelungo di Wagner (https://www.youtube.com/watch?v=IimOGOPDIc0)
Sono 136 battute in Mi bemolle. Nell’ambito della scuola della musica è un mostro, questa Ouverture, però qualche storico musicale l’ha definita quasi un’assonanza indiana, che sembra non appartenere alla cultura occidentale. Nel dedicarsi all’ascolto di questo pezzo è veramente possibile avvertire come una specie di elemento increato da cui a poco a poco l’elemento della creazione possa aver inizio. Si fa proprio riferimento – Rudolf Steiner lo descrive in modo mirabile in alcune sue conferenze – a un elemento di creazione, a un elemento degli antichi… L’oro del Reno parla dei Nibelunghi, e quella dei Nibelunghi era la civiltà di Nebel Heim, che non è altro che l’Atlantide, un’epoca di nebbie.
E l’epoca di nebbia, dal punto di vista della coscienza, parla ad una coscienza sognante, non desta, come invece è la nostra. In questo ripetersi di 136 battute si ha proprio il maturare di un’onda che dall’increato, nell’aumento del volume e nella ripetizione, ci porta all’elemento del creato. È come se questa musica appartenesse veramente a un’altra epoca. Nella prima scena, quando Woglinde, Wellgunde e Flosshilde, le tre ondine che iniziano in questa meravigliosa musica a montare, ad agitarsi nel Reno… nel Reno, nell’antica mitologia germanica, viene proprio vista la condensazione delle nebbie in acque. Nel fluire vitale dell’acqua, nell’elemento della vita vediamo il manifestarsi di un antico passato, di un antico stato di coscienza.
Tolkien è stato un meraviglioso interprete della mitologia. Se voi leggete il Prologo del Silmarillion, lui parla della musica degli Ainur, della nota di fondo che dal coro in cui tutti gli déi cantavano insieme si ebbe la creazione. Nell’unica divinità dissonante (che poi diventerà il Signore di Mordor, il Signore degli Anelli) si ha l’opposizione a questa armonia, diciamo celestiale della creazione.
Vi ho voluto far sentire questo prezzo perché con una pura compenetrazione intellettuale, senza coinvolgere profondamente il nostro sentire, noi “ciechi”, noi “non iniziati”, possiamo solamente balbettare e pronunciare con estremo rispetto queste cose, però possiamo vedere che accanto a un’attenta compenetrazione del nostro intelletto, se riusciamo a far risuonare il nostro sentimento, qualche immagine forse può sorgere. Ed ecco perché ad esempio è così importante lo studio delle fiabe, delle saghe e delle leggende perché possono essere una porta per aiutarci a comprendere questi stati di coscienza.
Seconda parte – continua