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IL NOVECENTO. LOTTE SPIRITUALI, DRAMMI DELL’ANIMA…

Butler Charles Ernest - Morte di un guerriero vichingo - presumibilmente 1909

IL NOVECENTO. LOTTE SPIRITUALI, DRAMMI DELL’ANIMA, FERITE NEI CORPI.
LE PROVE DELL’ANIMA COSCIENTE IN EUROPA

Europa delle nazioni, Europa dei popoli

(Trascrizione, non rivista dall’autore, di un incontro tenuto da Giorgio Capellani il 16 febbraio 2020)

 

Buon pomeriggio a tutti,

sono molto contento di vedere tante persone perché quando si parla di storia a volte non viene, diciamo così, sollecitato un grande interesse! La nostra capacità di rivolgerci alla storia nel giusto modo, soprattutto nei tempi che stiamo vivendo è, ahimè, spesso sopravanzata da tante altre cose.

La nostra è una qualità di pensiero che si sta sempre più trasformando nella gestione dell’immediato, nel vivere il mondo interno presente, nel quale non vi è spazio per la riflessione, per poter mettere a fuoco ciò che ci viene, ad esempio, dal passato. Questo è un gravissimo rischio, e possiamo dirlo anche dal punto di vista dell’insegnamento: la cultura storica è una cultura estremamente disattesa nelle scuole.

Quest’anno verrà rimesso il tema storico alla maturità, dopo che era stato tolto, e se diamo un’occhiata ai manuali di storia…. c’è veramente da mettersi le mani nei capelli!

Nietzsche si interrogava, in una delle sue prime Considerazioni Inattuali, sull’utilità della storia nelle nostre vite: se la storia fosse in realtà un freno al futuro, perché ci vincolava con i suoi insegnamenti, oppure fosse, per quanto riguarda l’elemento della memoria, uno stimolo per la natura umana.

Questo per dire che ritengo estremamente importante la storia, e sì, sono di parte, perché è la mia materia preferita. Ricordo che all’esame di maturità mi chiesero_: “Tu cosa vuoi fare?” risposi: “O lo storico o l’ingegnere”; allora il Presidente della Commissione mi disse: “Complimenti! Ha le idee chiare..!” Optai per l’altra professione, ma in realtà la storia mi è sempre veramente piaciuta tanto. E devo dire che da bambino ero felicissimo quando potevo giocare con i soldatini, era il mio gioco preferito, facevo delle battaglie incredibili. Mi ricordo che in sala c’erano 3 tappeti, in uno c’era un esercito, nell’altro un altro, e nel tappeto di mezzo…. ne succedevano di tutti i colori!

Oggi non parleremo di Novecento, perché in realtà per parlare di Novecento dovremmo fare un viaggio nelle profonde origini della storia dell’uomo. Quando leggiamo nel secondo capitolo del Mein Kampf di A. Hitler che lo Stato deve essere fondato sull’elemento di purezza della razza, sono parole che non riusciamo a comprendere se non facciamo un salto nelle profondità. Per comprendere Auschwitz dobbiamo andare molto, molto, molto indietro nel tempo. Perché questa parentesi – come spesso è stata dipinta – della storia del Novecento, degli orrori scaturiti durante e prima del secondo conflitto mondiale, non è un incidente della storia, ma ne fa parte, e fino a che non cercheremo di comprendere… attenzione, la parola comprendere non ha in sé il verbo giustificare, il comprendere è lo sforzo cognitivo dell’essere umano nel senso letterale di prendere-con-sé le vicende storiche: finché la vicenda storica non può essere sviscerata nei suoi più piccoli particolari, il rischio è che ci rimanga estranea, e nel rimanerci estranea la nostra coscienza non la può conquistare, non la può decifrare e non può quindi superarla.

Il vero problema degli orrori è che spesso non possono venir superati a causa di un’insufficienza di comprensione e compenetrazione. Ecco perché oggi non parleremo di Novecento e vi chiedo scusa; spero però che abbiate il coraggio di seguirmi in questo viaggio perché credo che qualche domanda ci possa sorgere e che nei prossimi due incontri potremo veramente avvicinarci al Novecento con una diversa coscienza, con una diversa capacità di comprensione.

Prima di entrare nel vivo del nostro incontro parleremo dei sintomi storici. Rudolf Steiner ha scritto numerosi testi di storia, ma in uno in particolare, Studio dei sintomi storici, ci dà un’importantissima chiave di lettura degli avvenimenti storici: come vedremo, l’evoluzione della Terra e dei popoli, l’evoluzione dei popoli e l’evoluzione delle individualità è connaturata all’evoluzione cosmica.

La corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo non è solo un espediente culturale o linguistico, ma corrisponde a una realtà profonda: questo sarà un altro gradino da conquistare, oltre all’elemento della sintomatologia.

Quando parliamo di Novecento e dei temi che approfondiremo nei prossimi due incontri, parleremo principalmente della Germania, ovviamente, con tutto ciò che le sta intorno, e a mio giudizio è importantissimo comprendere la formazione dell’idea della Germania – questo brodo culturale, questa Weltanschaung che sta alla base dell’idea della Germania dev’essere compenetrata, altrimenti rischiamo di non poterci confrontare con questi temi.

Quindi vi parlo di antichi dèi e saghe perché (in particolare per l’elemento nordico), il poter comprendere l’elemento mitologico, l’elemento delle antiche divinità pagane, è indispensabile per poterne afferrare la natura. Richard Wagner ci ha lasciato delle testimonianze estremamente interessanti, e pur essendo un analfabeta musicale proverò a condividere con voi alcune considerazioni sull’opera di Wagner, perché è estremamente interessante che proprio al crocevia prima del Novecento abbiamo proprio un resuscitare di questi antichi miti… Le nebbie dei Nibelunghi ritornano alla metà dell’800 in una chiave completamente diversa, e come vedremo non ci si ferma lì, perché Wagner va oltre e ci parlerà oltre che di Sigfrido anche di Parsifal.

La formazione dell’idea della Germania – vi porto una considerazione interessante fatta alla scuola tedesca: la scuola tedesca è scuola germanica, non è scuola tedesca, tedesco nella lingua volgare si dice theodisk, erano i portatori della lingua…. – mentre  ‘Germania’ è la parola che meglio denomina queste comunità di popoli, queste antiche correnti di popolo che dal Centro dell’Europa hanno poi come un sangue dato vita anche ad altre regioni.

 

bozzetti per l’opera L’oro del Reno, di Richard Wagner - Preludio e Scena I

Bozzetti per l’opera L’oro del Reno, di Richard Wagner – Preludio e Scena I

Il senso di questa giornata è proprio di condividere con voi un linguaggio, cercherò di portare stimoli, suggestioni, sensazioni… ma mi piacerebbe dare un’immagine di una continuità storica che se non viene affrontata… allora il Novecento, allora quelle pagine di Hitler che citavo prima, oltre a farci orrore continueranno a risultarci davvero incomprensibili.

E vorrei terminare la conversazione con L’enigma di Kaspar Hauser, come il libro di Feuerbach (il biografo di Kaspar Hauser, il funzionario che per primo redasse un’attenta cronaca della vicenda di K. Hauser) facendo poi eco anche al famoso il film di  Werner Herzog, proprio su questo enigma.

“La storia tradizionale non rappresenta ciò che è veramente importante nell’evoluzione dell’umanità, ma va considerata solo come un insieme di sintomi superficiali: attraverso questi si deve penetrare con lo sguardo entro le profonde origini degli avvenimenti e in essi si rivela qual è la realtà del divenire umano.”

Quando noi parliamo di storia, e per quello facevo riferimento ai manuali scolastici, l’approccio è un approccio causale, meccanico: è successo questo, per le motivazioni A, B, C e D.

Le motivazioni A, B, C e D, in modo quasi automatico, ripeto, meccanico, hanno creato un evento. Quindi muovendosi esclusivamente in una dimensione materiale, nella dimensione della manifestazione fisica, il compito dello storico (avvalendosi di conoscenze archeologiche, paleografiche, numismatiche, geografiche, socio-economiche e chi più ne ha più ne metta), è di riuscire a costruire una perfetta incasellatura di rapporti causali meccanici.

Il rapporto causale meccanico è ovviamente una dimensione della realtà – e capite che qui abbiamo subito un primo bivio, e lo dobbiamo affrontare in piena coscienza: o riteniamo la manifestazione esteriore bastante a se stessa (per esempio questo è il tema della scienza), riteniamo cioè che la manifestazione sensibile sia l’unico ambito d’indagine, oppure riteniamo che in essa si rispecchi un’essenza, ovvero una dimensione che non appartiene all’ambito materiale.

È un passaggio estremamente complesso ed estremamente rischioso, anche perché questa dimensione che qui citiamo dal punto di vista della sintomatologia, va a complicare in un modo diciamo così deteriore l’analisi storica. Spesso in molte analisi storiche, in particolar modo nell’analisi della storia del Novecento, scorgiamo i filtri di alcuni pregiudizi.

Come vedremo, nella Prima guerra mondiale è forse il tempo in cui il pregiudizio storico si è più manifestato; rispetto all’elemento della manifestazione, il pregiudizio viene posto come un filtro, come degli occhiali da sole: ci mettiamo degli occhiali da sole e guardiamo la realtà.

Questo è il primo rischio: voler vedere in realtà non un’essenza, ma un pre-mettere sopra alla realtà sensibile degli occhiali da sole.

L’ultimo deteriore approccio nei confronti della storia è la falsità vera e propria. Il tema delle fake news ad esempio, come vedremo nasce nella Prima guerra mondiale; la propaganda che nasce nel Novecento è il classico utilizzo della menzogna per distorcere e guidare la realtà in un certo modo. Quindi capite bene che quando parliamo di essenza e manifestazione dobbiamo distinguere bene tra una vera essenza, intesa come qualità spirituale che prende corpo e si manifesta, e i pregiudizi mentali, ideologici o addirittura menzogneri che vogliamo proiettare in anticipo sulla realtà.

Questo è un passaggio che ritengo importantissimo: capite bene che la dimensione dell’indagine storica obbliga l’investigatore a un profondo lavoro conoscitivo e interiore, perché cercare di indagare l’essenza dei fenomeni storici presume che interiormente iniziamo a crearci una certa famigliarità con il senso dell’essenza. Il paragone che vi facevo con la scienza, a mio giudizio è molto calzante: senza avere una buona conoscenza di quali aree del pensiero utilizziamo per cogliere le leggi che poi si manifestano nei fenomeni scientifici… allo stesso modo succede per la storia.

Se non ci creiamo un’idea di ciò che dal punto di vista dell’essenza si viene a manifestare, comprendere l’essenza diviene veramente complesso. E dal punto di vista pedagogico è assolutamente interessante notare che nel piano di studi la storia e la fisica vengano introdotte proprio nella sesta classe. Prima la storia è fiaba, leggenda, racconto: in sesta diventa storia.

Quindi la qualità del pensare che utilizziamo per indagare la scienza, la capacità di giudizio autonomo, nasce allo stesso modo per la storia. Questa è un’indicazione pedagogica e antropologica importantissima. Immaginate di indagare la storia con la stessa qualità di pensiero e di attenzione che ci proponiamo per indagare fenomeni sensibili in cui si manifestano delle leggi: ecco che la storia diventa uno scenario di manifestazioni in cui si manifestano dei principi sovrasensibili, delle essenze. E questo, capite, ci cambia completamente la prospettiva.

Ho ripetuto sovente che quella che oggi chiamiamo storia non è che un “fable convenue”, perché in questa astratta narrazione di avvenimenti, in questa ricerca esteriore di cause ed effetti nei processi storici non si tiene conto delle trasformazioni e della metamorfosi della vita animica umana..

Nei manuali di storia l’uomo è sempre uguale: Giulio Cesare, io, o l’uomo di Neanderthal siamo più o meno la stessa cosa. Un sacerdote egizio, Giulio Cesare e un uomo del XX secolo, a tavola discutono…. Ecco, non è proprio così. Questo è un altro grave problema, è un filtro: se noi immaginiamo che l’uomo sia sempre stato uguale, che le categorie di valutazione e d’indagine della realtà siano sempre state le stesse… Notate la supponenza con cui oggi parliamo dell’antica Roma, o della Grecia… diciamo: «Allora non c’era la scienza, loro non la conoscevano… noi siamo evoluti, loro erano dei bambini!». 

Non c’è una visione corretta, antropologica, di vedere delle epoche di maturazione dell’individualità dal punto di vista spirituale, ma si vede una continuità nell’evoluzione dell’elemento materiale.

E anche qui, se vediamo l’uomo come pura corporeità fisica è un conto, ma se vediamo l’uomo in una dimensione tripartita con un corpo, un’anima e uno spirito, e un corpo, un’anima e uno spirito che hanno un processo evolutivo…. Se teniamo presente un quadro evolutivo, così come possiamo tracciarlo nell’ambito della manifestazione storica, allora capite che le cose cambiano.

E allora vedete che l’investigatore della storia deve dire: sì, ho l’essenza della manifestazione e in più ho una variabile importante: l’uomo. L’uomo si evolve, e anzi potremmo dire che l’evoluzione storica è l’evoluzione dell’uomo, ed ecco perché – piccola parentesi pedagogica – studiamo in particolari anni alcune epoche storiche, perché nello studiare alcune epoche storiche ripercorriamo dal punto di vista antropologico le età dell’uomo. Quindi nell’uomo in divenire di oggi possiamo vedere un ripetersi da un certo punto di vista di alcuni stati storici o di coscienza del passato.

Questo è il secondo elemento fondamentale nell’analisi e nella comprensione dei sintomi storici.

Rispetto alla vita storica dell’umanità immettiamo realtà nel nostro modo di pensare – notate bene, immettiamo realtà – se nei singoli periodi storici siamo in grado di percepire l’azione o il moto delle forze luciferiche o arimaniche. Questo significa che la manifestazione dell’essenza non riguarda solo un tranquillo e regolare sviluppo dell’entità umana governata dagli déi, ma dobbiamo considerare come entrino pesantemente nel divenire storico delle entità che nel linguaggio antroposofico vengono conosciute  con il nome di Lucifero e Arimane, ma che potremmo vedere proprio in termini molto pratici come entità ostacolatrici e disturbatrici dell’evoluzione storica.

Anche questo è un elemento estremamente importante perché nel valutare alcuni periodi storici – e il Novecento come vedremo ce ne darà una grande possibilità – se noi non consideriamo l’intervento di queste forze ostacolatrici dell’evoluzione umana, alcuni sintomi storici risultano inconcepibili.

Quindi abbiamo:

  1. essenza e manifestazione;
  2. il parallelo con l’evoluzione dell’uomo, in una visione regolare;
  3. terzo punto importante, vedere come all’interno di questa visione regolare arrivino degli elementi ostacolatori.

E la polarità in questi elementi ostacolatori potremmo vederla essenzialmente in due estremi:

  1. il primo è quello di strappare – l’elemento luciferico strappa l’uomo dalla realtà e lo vuole in qualche modo imprigionare nel passato. Ove rivivono le vestigia del passato, abbiamo un chiaro agire dell’elemento luciferico, che trasporta fuori dalla realtà dell’uomo.
  2. L’altra polarità invece è quella di incatenare profondamente l’elemento dell’umano nella dimensione materiale, di rendere in certo qual modo eterna la dimensione materiale e di ancorare l’elemento spirituale dell’uomo a questa unilaterale dimensione della vita umana, qual è quella della dimensione materiale, fisica, e di anticipare in modo automatico le conquiste che lo spirito dovrà fare in modo autonomo.

Una chiara manifestazione delle forze arimaniche è quella di anticipare degli stati di coscienza, è quella di anticipare modelli sociali. Ad esempio, come vedremo nell’800, l’anticipazione da parte di alcune teorie rivoluzionarie di elementi di uguaglianza, di libertà e di fraternità vissuti in modo astratto è un rischio per l’elemento umano, perché in realtà si cerca di calare un modello evolutivo futuro in una dimensione della manifestazione cui l’uomo non è ancora del tutto in grado di poter far fronte.

Prima parte – continua

Kaspar Hauser e la casa di Norimberga

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