Epistemologia, fisica, chimica, genetica, biologia, neurobiologia, psicologia, filosofia dello spirito, antropologia, antroposofia e medicina
Editrice Antroposofica
INTRODUZIONE ALL’ EDIZIONE ITALIANA
Viviamo un’epoca di sconvolgimenti. Chiunque sia consapevole delle ricorrenti catastrofi ecologiche, climatiche, sociali, politiche, ambientali e morali di portata globale, difficilmente potrà negare che la civiltà umana sia in rapido declino, nonostante l’enorme progresso tecnico, e quanto sia urgente e necessaria una rinascita. Tale rinascita sarà possibile solo se le basi spirituali della civiltà moderna saranno rinnovate e se un numero sufficiente di persone si dedicherà al rinnovamento. Questo vale per tutti i settori della civiltà e della cultura, e in modo particolare per la medicina. Nel XIX secolo, infatti, sono stati soprattutto i medici e gli scienziati legati alla medicina a gettare le basi intellettuali del modo di pensare materialista-riduzionista oggi dominante.
In quel periodo, infatti, medici e ricercatori iniziarono ad attribuire a semplici interazioni fisico-chimiche di atomi e molecole tutti i processi vitali presenti nell’uomo, negli animali e nelle piante. Nonostante le nostre conoscenze sulla composizione materiale del mondo e il suo controllo dal punto di vista tecnologico si siano enormemente accresciuti, da allora la vita, l’anima di animali ed esseri umani, nonché lo spirito umano a cui dobbiamo la cultura e la scienza che va oltre la natura, non sono più stati considerati come qualcosa di reale. La comprensione della vita nella natura e dell’autentico elemento umano nell’uomo è andata gradualmente perduta. Ne vediamo le conseguenze nella progressiva distruzione della natura e nel generale declino della morale umana. Per la visione materialista del mondo, il mondo e il cosmo sono costituiti esclusivamente da materia: non esiste una realtà immateriale spirituale, oppure è relegata al regno del benessere meditativo o della semplice fede. Con il benessere i problemi veri vengono solo sognati; mentre la fede è diventata insicura di sé, non è riuscita a opporsi al riduzionismo materialista e non è stata in grado quindi di arrestare il proprio declino. Inoltre, ha perso quasi del tutto la forza morale a causa del comportamento dei suoi rappresentanti, e sempre più persone se ne allontanano.
Si può quindi affermare a ragion veduta che la scienza all’origine di questo declino deve rinnovarsi fin nelle sue basi più profonde, se si vuole davvero una rinascita. Questo vale per tutti i campi della scienza e in modo particolare per la medicina. La medicina, infatti, ha a che fare con tutte le scienze e con l’essere umano nel suo complesso, il quale è a sua volta connesso, in salute e in malattia, a ogni aspetto della vita.
Punto fondamentale di questo rinnovamento sarà riconoscere le dimensioni immateriali della realtà, che possono essere accessibili alla scienza empirica quanto la materia. Questo ci permetterà di integrare a poco a poco alle attuali conoscenze materiali molto progredite una conoscenza altrettanto fondata dei processi della vita, dell’anima e dello spirito nell’uomo, nella natura e nel cosmo. Solo così sarà possibile trasformare il declino in una nuova ascesa.
Va da sé che si tratterà di un processo lungo e faticoso almeno quanto quello che ha caratterizzato lo sviluppo della moderna scienza della natura. Ma l’inizio deve essere oggi, perché la persistenza di un pensiero materialista, per quanto acuto, e la fiducia nelle soluzioni tecniche non saranno sufficienti. E l’entità del processo di distruzione globale dimostra che non ci resta molto tempo per un nuovo inizio.
Questo libro parla di rinnovamento della scienza: partendo dall’epistemologia di Rudolf Steiner (1861-1925) e dal suo lavoro sugli scritti scientifici di Goethe, mostra come la certezza sulla realtà dello spirito e la sua conoscibilità possano essere acquisite attraverso un empirismo interiore e spirituale. Infatti, la conoscenza emerge quale attività spirituale nell’empirismo interiore, e allo stesso modo le leggi che governano la natura sono sperimentate come entità spirituali nella conoscenza scientifica. Anche la materia, infatti, è spirituale nella sua essenza interiore, ed è stata vista in questo modo da fisici come WernerHeisenberg o Walter Heitler nel XX secolo: una concezione che finora non è stata accolta dalla scienza.
La realtà non contiene solo la materia e le sue leggi, ma anche forze immateriali con le loro leggi, in particolare le forze e le leggi della vita, di cui tutti gli organismi sono partecipi, così come quelle dell’anima nell’uomo e negli animali e quelle dello spirito umano. Il libro cerca di mostrare quindi come il riduzionismo materialista possa essere superato attraverso una solida base epistemologica e come le scienze di base della medicina, quali la fisica, la chimica, la biologia, la biochimica, la genetica, la biologia molecolare, la morfologia, la neurobiologia, la psicologia e la scienza della mente possano essere pensate in un modo nuovo, spiritualmente e umanamente appropriato. Le scienze naturali, la psicologia e l’antropologia spiritualizzate che si sviluppano in questo modo sono in armonia con il modo di pensare di altri pensatori europei come Platone, Aristotele, Tommaso d’Aquino, Schelling, Hegel, Goethe e, nel XX secolo, Franz Brentano, Max Scheler, Nicolai Hartmann e i fisici prima ricordati. Steiner ha attinto da loro. Tuttavia, è a lui che dobbiamo il fondamento epistemologico, nonché il rinnovamento e la sintesi moderna dei modi di pensare di quei pensatori.
Steiner, inoltre, ha mostrato come l’esperienza puramente mentale che caratterizza il pensiero scientifico possa essere rafforzata attraverso un esercizio sistematico e meditativo e ampliata in una percezione spirituale empirica del mondo di forze materiali e immateriali. La scienza dello spirito o antroposofia fondata da Steiner, che descrive la materia, la natura, l’essere umano e il cosmo dal lato interiore e spirituale, si basa su una capacità di percezione spirituale amplificata, mentre l’antropologia fondata sulle scienze naturali ha reso conoscibile quello stesso mondo dal lato esteriore e sensibile. Per questo motivo, le conoscenze antroposofiche sull’essere umano utilizzate, ad esempio, dalla medicina antroposofica ampliata, devono poter essere verificate, secondo Steiner, anche dalla ricerca scientifica. Il libro riporta anche tale ricerca e lo stretto legame tra l’antroposofia scientifico-spirituale e l’antropologia scientifico-naturale.
L’antroposofia quale scienza dello spirito in generale, e in particolare nel campo della medicina e della psicologia, era già stata auspicata nei primi due terzi del XIX secolo da illustri accademici come Ignaz Paul Vital Troxler e Immanuel Hermann Fichte, ma fu realizzata da Rudolf Steiner solo nel XX secolo. L’opera di rinnovamento di Steiner non è isolata, ma ha una stretta connessione con quella parte della storia europea ancora permeata di spirito che coesiste accanto al materialismo dominante e alla quale dovrebbe essere sempre più rivolta l’attenzione della vita accademica e sociale.
Steiner era consapevole della china pericolosa su cui era avviata la civiltà odierna e spesso ne sottolineava i rischi. Aveva ben chiaro il proprio legame con la storia della spiritualità europea: la fondazione di una scienza spirituale della natura e al contempo di una scienza dello spirito antroposofica fu il tentativo di contrastare il declino presagito con una nuova ascesa, un’ascesa verso una cultura del futuro in armonia con la natura, l’umanità e lo spirito. In questo senso, egli riponeva grandi speranze nella medicina. Spero che il libro, qui tradotto nella lingua italiana così bella, sia un contributo a tale nuova ascesa.
Vorrei ringraziare di cuore il dottor Giancarlo Cimino per il grande lavoro di traduzione di un testo tanto impegnativo, il dottor Claudio Elli per la revisione scientifica e l’Editrice Antroposofica per averne deciso la pubblicazione.
Vorrei poi ricordare con gratitudine il mio amico ed eminente collega italiano, il dottor Giancarlo Buccheri (l° giugno 1950 – 7 aprile 2020), la sua personalità aperta, gentile, spiritosa, volitiva e di grande cultura, elegante e di squisita cortesia. Aveva studiato medicina a Torino e aveva lavorato nella clinica antroposofica di Arlesheim, in Svizzera, dal 1975 al 1977. Lì ho avuto modo di conoscerlo, quando, terminati gli studi di medicina a Berna, sono diventato il suo sostituto nel reparto. È stato il primo a introdurmi alla pratica della medicina antroposofica. Tornato in Italia, ha fatto parte del primo nucleo di medici antroposofi italiani ed è stato titolare di uno studio molto noto a Milano. Ha tradotto in italiano il primo corso di medicina di Rudolf Steiner. È stato a lungo presidente della SIMA, la Società Italiana per la Medicina Antroposofica, e presidente dell’IVAA (Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Antroposofiche), che ha costruito da zero come organizzazione per la rappresentanza giuridico-politica della medicina antroposofica e attorno alla quale ha creato fiducia tra i politici e le autorità europee grazie al suo carattere competente e al suo tratto signorile. In Italia ha fondato un’organizzazione di riferimento per la medicina complementare e ne è stato rappresentante presso il Ministero della Salute a Roma. Giancarlo Buccheri ha inoltre lavorato intensamente al Vademecum della medicina antroposofica, curandone la traduzione in italiano. Per diversi anni ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Weleda. Nel 2019 ha pubblicato l’opera Clinica Medica antroposofica (Edizioni Minerva Medica), di cui sono coautori altri colleghi, dove fa riferimento anche al mio libro Antroposofia e scienza. Giancarlo Buccheri ha dedicato tutta la sua vita all’impulso di rinnovamento scientifico-spirituale della medicina inaugurato da Rudolf Steiner e Ita Wegman, e in tale impulso siamo sempre rimasti legati da rapporti di amicizia. Questa edizione italiana del mio libro è quindi dedicata a Giancarlo con il mio ricordo più affettuoso.
Steffisburg, Oberland Bernese, giugno 2023
Peter Heusser
Una breve presentazione di un libro magnifico
Stiamo annegando in un oceano, o in un mare di dati,
ma siamo affamati di conoscenza.
Sydney Brenner, nel suo discorso al conferimento del premio Nobel per la medicina nel 2002
Cento anni sono passati dalla scomparsa di Steiner e le scoperte scientifiche sono aumentate in maniera esponenziale. È ancora valido il suo messaggio? Ha ancora un valore una Scienza dello Spirito o può dirsi ormai superata? Il problema non è di poco conto perché se da una parte una Religione o una Ideologia può attraversare immune qualsiasi progresso scientifico, non è certo così una visione che si pone come scientifica. Una visione scientifica non può essere un’isola ma deve avere la forza di confrontarsi con tutte le scoperte e non solo deve riuscire a sostenere la sua legittimità e la sua ragione di esistere ma anche la sua capacità di contenere valori e prospettive superiori.
Quello che caratterizza il vivente è l’eterico, quello che caratterizza i fenomeni della coscienza è l’astrale, ci diceva Rudolf Steiner all’inizio del secolo scorso.
Ora sappiamo che la biochimica, la genomica, l’epigenetica possono spiegarci tutti i fenomeni del vivente senza scomodare l’eterico e tutte le scoperte delle neuroscienze ci possono spiegare i fenomeni della coscienza!
È proprio così?
Dice il premio Nobel Brenner:
«Sì, penso che ora abbiamo una capacità senza precedenti di raccogliere dati sulla natura. Generato ovviamente dalla nostra capacità di sequenziare i genomi di organismi complessi. Si potrebbe dire che in linea di principio potremmo fare una descrizione atomo per atomo di ciò che esiste in natura, ma ora si sta sviluppando una crisi in biologia poiché queste informazioni completamente non strutturate non migliorano la comprensione. Ciò che la gente vuole è capire, il che significa che è necessario avere un quadro teorico in cui incorporarlo. È interessante notare che la parola scienza e la parola conoscenza in realtà sono la stessa parola, quindi le persone che si limitano a raccogliere dati non fanno scienza in questo senso. Penso che questo problema occuperà sicuramente la nostra attenzione nei prossimi decenni. Perché ne abbiamo bisogno non per capirlo, ma per comunicarlo e insegnarlo».
Parto da questo punto per presentare l’ottimo testo di Peter Heusser.
Correr dietro alle nuove scoperte è la posizione dell’ingenuo. Attendere la novità scientifica, la scoperta più recente per comprendere una serie di fenomeni o il Mondo o il Senso di questo Mondo è il grande errore presente nella civiltà del progresso.
La nuova scoperta può avere una ricaduta tecnologica: ma ben poco ci offre in termini di comprensione. Ricordo che non ci può essere atto medico senza comprensione, senza comprensione dell’altro oltre che della medicina.
L’autore doveva quindi partire dall’epistemologia: cos’è la conoscenza scientifica?
Peter Heusser inizia proprio in questo modo: «Il conoscere scientifico ha sempre necessità di due elementi: in primo luogo di fenomeni, empiricamente dati e, in secondo luogo, di teorie, ovvero di idee, pensieri, concetti».
È la ragione o l’empiria a condurre alla conoscenza?
Sicuramente ambedue sono necessarie, non solo sono necessarie ma intervengono in qualsiasi processo conoscitivo. Non c’è scoperta scientifica che non contenga ambedue gli elementi. Il problema è che nella ricerca scientifica questo processo è naïf.
Viene agito senza nessuna consapevolezza, lo scienziato crede (in verità non crede in quanto è un automatismo non consapevole) che l’epistemologia appartenga all’epistemologo e non certo a lui che è scienziato o clinico. Lui deve fare con cose concrete, non ha tempo da perdere con le teorie. Purtroppo il pensare agisce, agisce in maniera completamente inconsapevole al soggetto e se il soggetto non è presente segue una serie di automatismi che procurano anche un falso senso di verità.
Ecco quindi che l’autore deve partire con la conoscenza della conoscenza.
Questo significa cogliere la natura del pensare in maniera indipendente dai contenuti specifici che vengono pensati.
Quello che per lo scienziato naturale è il punto di arrivo: l’intuizione che connette i vari fenomeni percepiti, per lo scienziato dello Spirito diventa il punto di partenza per la conoscenza scientifico-spirituale.
Lo scienziato dello Spirito deve arrivare alla consapevolezza che sta mettendo in atto l’aspetto dinamico del pensare, incosciente per la maggior parte degli scienziati naturali.
L’autore ci conduce a questi contenuti non facili attraverso un percorso che passa attraverso la filosofia e anche tutti i lavori di Steiner sulla scienza goethiana fino ad arrivare alla sua opera centrale: La filosofia della libertà.
Un rigoroso percorso di questo tipo da una parte ci permette di accogliere e integrare le più recenti scoperte scientifiche ma dall’altra parte ci permette di allontanarci dal riduzionistico scientifico fondato sulla mera dinamica molecolare. Infatti la visione meccanicistica riduzionistica viene presentata come l’unica possibile a fondamento della ricerca scientifica.
Tale visione è talmente implicita da non esser riconosciuta e diventa l’ostacolo insormontabile per arrivare alla Medicina individualizzata.
Solo attingendo allo Spirito attraverso un continuo lavoro di consapevolezza in primis nell’ambito del pensare si possono ritrovare i valori della Nuova Medicina Ippocratica: la Medicina Antroposofica.
Il testo di Peter Heusser è un testo fondamentale per tutti i medici antroposofi ma dovrebbe essere un riferimento per tutti gli Antroposofi che vogliono seguire la Via più sicura, quella indicata da Steiner nella Filosofia della libertà. Heusser dimostra una competenza non comune non solo dell’Opera di Steiner ma anche delle scoperte della Scienza odierna. Ci fa vedere come l’Opera di Steiner è quanto mai attuale, anzi proprio le scoperte recenti la rendono indispensabile.
Il grande rischio del non riconoscere il potere sintetico del pensare, di perderlo nella marea di dati è quello di perdere la possibilità di identificare il soggetto pensante: l’io.
«L’irrilevanza e l’indifferenza per l’io potrebbero essere il segno di un’assenza di io e parimenti la spiegazione di quanto nell’attuale mondo sta accadendo di confuso e di uniforme nella sua caoticità, onde in una sola pagina si potrebbe riassumere il quadro dei fatti tipici della caoticità: a cui codificazione stanno gli aurei ricami discorsivo-analitici degli intellettuali ben inseriti nel sistema e pur forbitamente criticanti di esso il tecnicismo e l’automazione integrale, ma non al punto che tale critica sia pericolosa per la loro situazione personale. Per cui, a quanto nell’attuale mondo sta accadendo di confuso e di monotono, tutti finiscono in qualche modo col cooperare mediante un’azione quotidiana non collegata con il suo principio. Un’azione forse senza io». (Da Massimo Scaligero, La logica contro l’uomo, Ed. Tilopa).
Fabio Burigana
Giancarlo Roggero (1957-2023) nel suo Anima dell’uomo, Estrella de Oriente, vol.IV, pp.243-244 presenta il dipinto del Giorgione mettendolo in relazione con la svolta scientifica, avviata dalla Filosofia della libertà, per riportare la scienza odierna alla vita.
«Il famoso dipinto di Giorgione noto come I tre filosofi può illustrare il senso della svolta che ne consegue [dalla Filosofia della libertà] nel rapporto dell’uomo con la natura. I tre personaggi, nei quali a ragione alcuni hanno voluto scorgere i rappresentanti della filosofia antica, araba e rinascimentale, raffigurano ciascuno una forma diversa di conoscenza della natura.
Il primo, anziano, col capo coperto da un cappuccio e il corpo avvolto in un ampio mantello – immagini di un pensiero in sé raccolto e di una volontà correlata alle profondità della vita – è per interiore virtù dell’anima il custode della tradizione, quale continuità di un sapere antico circa i misteri del cosmo, espresso in simboli sul foglio tenuto aperto tra le pieghe del mantello[1].
Il secondo, di età media, privo ormai della facoltà di custodirle nell’anima, guarda tuttavia alle conoscenze tradizionali per trarne orientamento nell’acquisizione della propria scienza.
Il terzo, il più giovane, ne ha distolto del tutto lo sguardo, per volgerlo verso la natura da indagare con amore servendosi degli strumenti che tiene tra le mani.
I colori trifunzionali degli abiti ci portano, nell’ordine in cui sono disposti, un elemento decisivo per la comprensione dell’idea che informa l’intero quadro. Il mantello dell’anziano è giallo, quello del giovane è verde. Questi dunque è il portatore della vita che si schiude ai raggi del sole nascente mentre la luce antica si ritrae all’ombra di un grande albero. Là ove la natura morirebbe altrimenti sotto lo sguardo analizzante dell’uomo di scienze, rinasce invece in virtù di un amore che le restituisce, con la nuova luce che si accende nel pensiero, la vita di cui questo è ora permeato. Tale è lo spirito dell’opera filosofica steineriana: un ringiovanimento dell’intera esistenza a partire dal pensare, grazie alla presenza in esso della vita del Risorto».
Giancarlo Roggero
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[1]Non è dunque il custode della rivelazione soprannaturale concernente le relazioni di Dio con gli uomini, bensì di una conoscenza interiore della natura tramandata nell’ambito di scuole sapienziali, simili a quelle cui poterono ancora attingere filosofi come Pitagora e Platone. Sarebbe un equivoco, dunque, scorgere in questa figura un rappresentante del Padre in senso soprannaturale, il che è escluso del resto dall’ordine dei colori trifunzionali rispondenti piuttosto al tipo iconografico dei Magi – cultori appunto di una sapienza naturale relativa al cosmo – che dei patriarchi biblici. Non a caso il quadro è stato interpretato anche come una raffigurazione dei Magi che si interrogano sulla comparsa della stella, il che non contrasterebbe nella sostanza con l’interpretazione da noi proposta, tanto più se si considerasse, anziché il primo, il Secondo Avvento, la “stella” del quale è costituita dal pensare puro.