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INVECCHIARE È UN’ARTE – Recensione

Invecchiare è un'arte testi scelti di Rudolf Steiner (Editrice Antroposofica)

Invecchiare è un’arte – testi scelti

di Rudolf Steiner (Editrice Antroposofica)

Recensione di Cinzia Picchioni

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Per invecchiare ci vuole coraggio. E fiducia

…educare in modo che l’uomo diventi capace di invecchiare.
Solo ciò che riceve i giusti impulsi potrà infatti dare frutti in età matura.

Queste parole di Rudolf Steiner possono fornire una chiave di lettura dell’intero testo che vi propongo, e furono pronunciate come motto pedagogico nella conferenza del 22 aprile 1923.

Il curatore di questo libro, Franz Ackermann, ha trascelto brani di Steiner all’interno della sua opera sconfinata, e una ricca bibliografia finale permette di rintracciare i testi. Si tratta di un grande lavoro!, che trovo meraviglioso per gli spunti che offre, sulla base di una conoscenza scientifica dei fenomeni di cui tratta, indispensabile per orientarsi e affrontare processi che, prima o poi, riguarderanno noi stessi o i nostri cari. Un grazie all’editore per averlo tradotto e a voi gentili lettori.

Cinzia Picchioni

Gravità e leggerezza

E l’anima s’arrende alla vecchiezza e alla morte
solo per maturare sempre nuova vita immortalmente
[R. Steiner, Aforismi e dediche. O.O. 40]

 Una delle conoscenze fondamentali della scienza dello spirito riguarda l’esistenza, entro di noi, di un secondo corpo rispetto a quello fisico materiale che vediamo e tocchiamo: viene chiamato corpo eterico, in lui scorre la vita e operano forze di levità che si oppongono a quelle di gravità.

«Verso la metà della vita si nota anche una corrente rigenerante. Si tratta del corpo eterico, o corpo delle forze formative, che diventa sempre più giovane. […] Mentre con il passare del tempo il corpo fisico invecchia e diventa fragile, nel corso della vita il corpo eterico rinvigorisce progressivamente, […] dai ventotto anni ci fermiamo nella nostra evoluzione, e dai trentacinque cominciamo la nostra fase discendente […]. Esteriormente invecchiamo, acquisiamo rughe, ma il corpo eterico, il corpo delle forze formative diventa sempre più giovane, solo che oggi non ci prendiamo cura del corpo delle forze formative che ringiovanisce col nostro invecchiare. Andiamo in giro, perdiamo i capelli o li ingrigiamo, ma non sappiamo di avere un corpo delle forze formative che ha una vita fiorente appunto quando noi cominciamo ad avere i capelli grigi, un corpo che appunto ci può dare cose che prima non poteva darci. […] Noi invecchiamo, ma è solo il nostro corpo fisico a invecchiare. Dal punto di vista spirituale, infatti, non è vero che invecchiamo. Si tratta di maya, di un’illusione esteriore» (pp. 25-27).

Ivana Ilic, Levità tra Terra e Cielo

Ivana Ilic’, Levità tra Terra e Cielo

«Da giovane l’uomo pensa, da vecchio comprende»

Questa potrebbe essere una frase da ripetermi ogni volta che mi troverò a riflettere sulla vecchiaia. E per sapere come agirvi mi aiuteranno queste altre parole: «I segreti si svelano soltanto allo sguardo retrospettivo». …Dunque occorre avere vissuto abbastanza tempo per poter avere uno sguardo retrospettivo, giusto? In effetti speriamo tutti di vivere a lungo, siamo terrorizzati che la vita finisca, ma quando diventiamo vecchi ci lamentiamo, invece di ritenerci fortunati di essere arrivati a quel periodo. Non è una contraddizione? Per tentare di risolverla mi è venuto in aiuto un capitolo in particolare – Invecchiare: una sfida per la pedagogia – da cui ho potuto trarre buone conclusioni e anche una domanda.

La domanda è la seguente, e me la terrò cara (insomma non risponderò qui): ma allora …tutto inizia all’asilo? Perchè dalle pagine di quel capitolo risulta che il modo in cui si invecchia dipende dall’esperienza di vita nell’infanzia.

Tutto inizia all’asilo?

per poter giustamente benedire nella vecchiaia
bisogna aver imparato in gioventù a congiungere le mani (p.49)

 Si comincia da piccoli, a imparare l’arte di invecchiare. Quindi il genitore e l’insegnante – ma tutti coloro che hanno una valenza educativa nella relazione col bambino – avrebbero un compito importantissimo nell’educazione religiosa. Cosa Steiner intenda per “religione” va compreso, e anche in tempi di materialismo sopravvive dall’Oriente all’Occidente un’immagine universale, che parla di questa capacità dell’uomo di congiungere le mani – per pregare, per ringraziare, per rifare l’unità. Un gesto che indica la possibilità di superare i dualismi, che sono un fatto anzitutto interiore, di conciliarli, congiungendoli attivamente in una superiore unità.

congiungere le mani - namastè

Parlo ora della mia esperienza positiva con la scuola Waldorf, perché io sono una mamma che ancora adesso …vive di rendita grazie alla frequentazione dei tre anni di asilo steineriano di suo figlio (ora ha trentun anni). È come se quell’investimento desse ancora oggi frutti, grazie alla continua vicinanza del mondo antroposofico, tramite il nostro medico, la partecipazione a incontri e convegni, le letture e le fortunate conoscenze di libri come questo!

Il curatore Franz Ackermann ha diretto per anni case di riposo e strutture di assistenza residenziale pubbliche, perciò ha esperienze pratiche e anche di ricerca in ambito gerontologico e antroposofico. Le relazioni con gli anziani e i morenti, la ricchezza e varietà degli incontri umani, uniti con le conoscenze in questione, sono confluiti nell’impianto di questo libro, a partire dalle domande di oggi, dagli interrogativi della nostra società odierna. 

Oggi

La scienza dello spirito di Rudolf Steiner è stata posta come germe più di un secolo fa, essa continua a vivere e a fiorire grazie ad altri ricercatori che l’hanno sviluppata. Nello specifico in questo testo troveremo notizia anche di studi gerontologici recenti e delle ultime tendenze nella gestione sociale dei soggetti appartenenti alla 3a e 4a età. I progetti elencati hanno lo scopo di indicare i possibili approcci a una nuova mentalità, con attenzione alla loro rilevanza sociale. Alla fine del libro troviamo poi indicazioni con esempi di altre nazioni che possono essere utili, e un’interessante riflessione sul fine-vita, con una visione che chiama in causa la resilienza come processo di maturazione. Infine un accenno alla meditazione e al suo grande valore per migliorare la salute dell’anima anche in età avanzata.

La vecchiaia non è una malattia

Nel capitolo intitolato L’invecchiamento come processo evolutivo troviamo descritte le consuete manifestazioni della seconda metà della vita – stanchezza, memoria che comincia a vacillare, come il passo che si fa incerto – ma lì viene proposto di considerarle trasformazioni e non perdite. Per esempio, in positivo: in vecchiaia appare un risveglio di facoltà mnemoniche latenti, che permettono una chiara visione dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ancora a proposito della memoria, lo sapete che Steiner parlava della «benedizione dell’oblio»? Immaginate che toccasana, quando si soffre per pensieri assillanti!, o per esperienze dolorosissime non elaborate. Il dimenticare in questo senso è salutare. Il quarto capitolo tratta delle infermità e di sintomi patologici che possono accompagnarsi alla vecchiaia. Quel che Steiner disse già sulla demenza imprime una svolta sorprendente a questa degenerazione, oggi moto diffusa e altrimenti inquietante.

Infine nella sezione intitolata Vecchiaia e morte, è descritto il cadavere dalla più ampia prospettiva antroposofica e viene offerto un resoconto su quanto accade all’anima al di là della soglia della morte. La prospettiva evolutiva con la quale si è compreso l’uomo tra infanzia e vecchiaia, con le leggi che regolano questi processi, non si conclude quando diveniamo Defunti: il panorama anzi si amplia! L’essere umano dopo la morte può essere visto come cocreatore di processi cosmici, come un essere in grado di divenire sempre più consapevole dei propri compiti.

Votarsi alla materia distrugge anime
Trovarsi nello spirito unisce uomini
Vedere sé nel prossimo edifica mondi
Steiner, O.O. 308

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