Gentili amici,
sono due le attività di cui vogliamo parlarvi, entrambe del fine settimana. Anzitutto il sabato, mattino e pomeriggio, ci sarà il primo di quattro laboratori di euritmia con Elisa Martinuzzi intitolati Dal cosmo all’umano, dialoghi dell’anima con le stelle. Attraverso i gesti euritmici delle consonanti, ritrovare la forza delle Costellazioni zodiacali sarà salutare anzitutto per il nostro corpo dodecuplice. Dodici segni, dodici punti di vista formano una totalità armonica e l’uomo può imparare da questi modelli cosmici ad accordarsi con gli altri uomini che osservano lo stesso Tredicesimo centrale. …Perché i giurati sarebbero dodici, nella ricerca del vero della giurisprudenza statunitense?, perché dodici uomini diversi tra loro servirono per quei Tre anni sulla Terra?
Nella giornata di domenica ci occuperemo poi con Fabio Montelatici della Soglia tra i due mondi: il rapporto tra morte e iniziazione. Un seminario formativo al morire a se stessi per poter divenire altro da sé: l’uomo nuovo. Prepararsi a quella forma di morte dell’iniziazione che edifica un ponte esperienziale tra i cosiddetti vivi e i cosiddetti morti. Vi aspettiamo!
In rubrica troverete i nostri ringraziamenti per aver partecipato ieri all’incontro, molto significativo ed intenso, con Richard Steel e vi ricordiamo che la mostra con le illustrazioni di Karl König sul Calendario dell’anima resterà aperta a donazione libera, negli orari di segreteria (sabato e domenica su prenotazione) fino a domenica 23.
Infine ci pare che Vittorio Sgarbi ancora una volta – soprattutto ora, che sembra aver superato una forma grave di depressione – contraddica quel che talvolta Steiner affermava sui critici d’arte: l’arte invece vive anche in lui, che l’esprime con voce rotta, malferma.
Davvero a Novembre, il mese del Defunti, dell’Apocalisse e della luce atmosferica cristallina, quasi soprannaturale, Il cielo è più vicino, per citare il titolo dell’ultimo libro di Sgarbi. In rubrica ascolterete quel che lui dice sulla Montagna a Saint-Rémy, luogo di pace minerale ritrovata, la montagna che diviene luce interiore consolatoria, luce dello spirito. Quella roccia “animata” che grazie all’artista sembra acquisire la parola, è pietra preziosa di origine divina, semplice tempio, già perfetto, che diviene …più che perfetto: tempio rinnovato dal passaggio attraverso la complessità umana. Come il diamante che è divenuto brillante – un Gran Mogol unico al mondo che risplende di tutte le sfaccettature acquisite durante la necessaria “lavorazione”! Rinnovare lo spirito umano attraverso l’iniziazione (che quando va storta diviene follia come in Van Gogh) non significa ritrovarlo identico al …viaggio di andata, sennò che senso avrebbe tutta l’avventura terrena? Il senso non è di trasformare la natura in opera d’arte? Così ogni volta che torniamo a nascere portiamo quaggiù qualcosa della nostra complessità semplificata, attraverso il soggiorno ardente nel kamaloca o passando le piccole e grandi iniziazioni della vita.
Buona settimana a tutti!
Immagine: Van Gogh, Le montagne a Saint-Rémy, 1889
